giovedì 2 febbraio 2012

Il castello dei destini incrociati - Italo Calvino



“In mezzo a un fitto bosco, un castello dava rifugio a quanti la notte aveva sorpreso in viaggio: cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti.”
L'idea di partenza è geniale: non potendo parlare, perchè la paura ha tolto la parola a tutti coloro che arrivano al castello, ogni commensale affida la propria storia, anche visivamente, alla disposizione dei tarocchi sul tavolo. Ed è geniale il fatto che le storie si intreccino tra di loro. Ma il gioco alla lunga è un po' stancante. Finito il primo gruppo di storie il libro potrebbe chiudersi lì, senza dover rimescolare il mazzo e ripartire con altre storie che non aggiungono molto. Il capitolo finale sulle pazzie dei re shakesperiani poi mi pare messo lì senza senso. Già tutta l'elucubrazione sui dipinti di San Girolamo e San Giorgio non ci sta a dire proprio molto col resto della storia, se non appunto fare un parallelismo con la “figuralità” dei tarocchi. O vogliamo fare un parallelismo con la bestia feroce che c'è dentro ognuno di noi? Mi pare un po' “forzato”...
Ho letto che in teoria doveva esserci una terza parte del libro, grazie al cielo Calvino dopo due non ha trovato il modo di andare avanti. Ripeto la mia idea, doveva fermarsi al primo e trovargli magari un'idea di “chiusura”. Oppure no. Ma fermarsi lì.

mio voto: 6/10

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