lunedì 31 marzo 2014

Fairy Oak - Il segreto delle gemelle - Elisabetta Gnone






(recensione in completamento)

Fairy Oak è un villaggio magico e antico, nascosto fra le pieghe di un tempo immortale.
Il villaggio è abitato da creature magiche ed esseri umani, ma è difficile distinguere gli uni dagli altri. Infatti, fate, maghi, streghe e cittadini comuni abitano quelle case di pietra da tanto di quel tempo che ormai nessuno fa più caso alle reciproche stranezze. E dopo tanto tempo, tutti si somigliano un po'! A parte le fate, che sono molto, molto piccole e luminose...e volano!
I maghi e le streghe della valle le chiamano per badare ai piccoli del villaggio.Questa storia è raccontata proprio da una di loro: Felì, la fata delle due gemelle Vaniglia e Pervinca.

A Fairy Oak nascono, a dodici ore di distanza l'una dall'altra, Pervinca e Vaniglia Periwinkle. Pur identiche nell'aspetto, le due bambine sono molto diverse caratterialmente: Pervinca, soprannominata Vì, è scontrosa e ribelle, mentre Vaniglia, soprannominata Babù, è gentile e un po' timida. Inoltre, le gemelle hanno anche poteri contrastanti: Pervinca è un Magico del Buio, mentre Vaniglia un Magico della Luce, e insieme rappresentano l'Equilibrio. Per questo motivo, intorno al decimo anno delle gemelle, il Terribile 21, un antico nemico del villaggio, attacca Fairy Oak cercando di separare le gemelle per far trionfare il Buio sulla Luce.

Freddi fiori d'aprile - Ismail Kadarè



FREDDI FIORI D'APRILE
Ismail Kadarè
Ed. Longanesi

Attraversando l'incrocio, Mark Gurabardhi nota un assembramento di gente che confabula su un serpente, ancora in letargo, che giace in strada, probabilmente dissotterrato da dei monelli. Quasi contemporaneamente, si sentono sfrecciare l'auto della polizia e una ambulanza, e si diffonde la notizia che la Banca di Stato è stata rapinata da 3 uomini, che non si sa dove sono nè come hanno fatto ad entrare. L'episodio della rapina, cosa mai avvenuta nel paese di B., scatena una certa inquietudine tra la gente del luogo. Mark, a questo sentimento "collettivo" aggiunge anche una personale angoscia nei confronti della ragazza-modella con cui ha una relazione segreta (e ha paura che lei abbia un altro), oltre al fatto che da alcuni giorni non vede il suo amico Zef, la cui casa rimane costantemente al buio senza segni di vita. Le riflessioni sulla rapina in banca lo portano a fare dei confronti con la vicenda mitologica di Tantalo (quando fermò il tempo) e a rievocare vecchie leggende (tipo quella della donna che sposò un serpente) ed antiche tradizioni, come le vendette di sangue secondo l'uso dell'antico Kanun. Le elucubrazioni di Mark arrivano ad una frenetica riflessione sull'iceberg del Titanic, visto come simbolo di qualcosa di anonimo che ha causato una tragedia.

Mettiamola così, se Kadarè ha voluto dare una idea della confusione che regnava in Albania dopo il comunismo, della sensazione costante di ansia per non sapere in che direzione stava andando il paese, della paura che venissero riesumati fantasmi del passato, ci è pienamente riuscito.
Ho fatto una fatica immensa a stare dietro alla storia, alle leggende e alle metafore che nella storia vengono integrate. Alla fine mi dà l'idea di un niente di fatto. Parte come una specie di giallo (col serpente in letargo, con la rapina, con l'uomo dal cappello di feltro che appare più volte) ma poi non c'è niente che trovi una conclusione. Mi sono persa nei capitoli e nei controcapitoli (!!!) come si sono succeduti i personaggi che andavano a cercare l'ingresso degli Archivi segreti di Stato.
Mio voto: 5 / 10

giovedì 6 marzo 2014

Jane Eyre - Charlotte Bronte



Jane è una bambina di dieci anni, orfana di entrambi i genitori, che viene adottata dal fratello della madre. Quando lui muore, fa promettere alla moglie di occuparsi di Jane trattandola come fosse una loro figlia. Ma alla morte dell'uomo, la signora Reed concede ben poco affetto alla bambina, e anzi le viene ricordato in continuazione che deve essere grata di essere stata accolta in quella casa.
All'ennesima angheria del cugino John, di cui viene, come sempre, incolpata Jane, la bambina viene rinchiusa nella camera in cui è morto lo zio Reed; lì dentro ha un esaurimento nervoso e sviene.
Il 15 di gennaio, un uomo arriva a casa della zia. È il signor Brocklehurst, pastore, gestore di una scuola molto severa per orfane che prende in carico Jane. E Jane, prima di andarsene, si sfoga con tutto il rancore che si teneva dentro che non è falsa, che è contenta che la signora Reed non sia sua parente e che a tutti quelli che glielo chiederanno dirà che non è una donna buona ma che invece è lei la falsa, crudele e senza cuore.
Jane, quindi, parte per la scuola di Lowood, dove comincia una vita di sacrifici, poco cibo, molta disciplina. La cattiva nutrizione e i raffreddori trascurati, portano nella scuola una epidemia di tifo. Questo avvenimento, per il numero di vittime che miete, richiama l'attenzione pubblica sulla scuola e le sue condizioni, risvegliando l'indignazione pubblica. La scuola però ne trae vantaggio. Diverse persone ricche della zona contribuiscono a finanziare una nuova costruzione e una gestione più oculata delle donazioni. Jane rimane a Lowood una decina di anni, di cui due da insegnante. Poi inizia a sentire il bisogno di vedere cosa c'è fuori da quella scuola. Decide di mettere un annuncio di lavoro su un giornale.  Viene contattata da una certa signora Fairfax e si mette in viaggio per la sua nuova vita a Thornfield. La signora fairfax le piace molto e anche la bambina a cui deve fare da istitutrice, Adèle, nonostante sia un po' frivola. Sul momento crede che la signora Fairfax sia la padrona di casa, finchè scopre che il padrone è un certo signor Rochester, che è spesso assente da Thornfield. La bambina, in effetti, è figlia sua e di una ballerina dell'Opera con cui ha avuto una storia e che è scappata lasciandola a lui.
Ma nella casa, in effetti, non sono soli. Al terzo piano, segregata (ma non troppo) vive una inquietante presenza che ogni tanto lancia delle urla demoniache, e che tutti fanno finta di minimizzare dicendo che probabilmente si tratta della domestica Grace Pole.
Nel frattempo, Jane riceve la notizia che John Reed è morto e che la signora Reed sta male. Decide di andarla a trovare. In punto di morte, la signora Reed confessa a Jane che tre anni prima aveva ricevuto la lettera di un certo John Eyre di Madera, parente lontano di Jane, che aveva piacere di ritrovarla per farne la sua erede. Ma la signora Reed non le ha detto niente per non darle una mano a raggiungere la prosperità.
Jane torna a Thornfield. Si aspettava di trovare i preparativi per le nozze del padrone ma non trova niente di tutto ciò. Anzi, una sera Rochester la chiede in sposa. “ho finto di corteggiare la signorina Ingram perchè volevo che ti innamorassi di me pazzamente come io lo ero di te, e sapevo che la gelosia sarebbe stato il miglior alleato per raggiungere il fine”.
Il giorno del matrimonio, la cerimonia viene interrotta da due estranei che rivelano che Rochester è già sposato e che la moglie è ancora viva e viene tenuta nascosta a Thornfield. Si tratta di una selvaggia che sta su quattro gambe e ringhia come una bestia selvatica, accudita dalla famosa Grace Pole. I due uomini sono stati mandati dallo zio di Jane quando aveva saputo dell'imminente matrimonio della lontana nipote, per impedire la bigamia.
Rochester le dice che il matrimonio con Bertha era stato organizzato dal padre, ma nessuno aveva gli detto che la madre di Bertha era pazza, rinchiusa in un manicomio, e che anche nella ragazza si cominciavano a vedere i segni della stessa malattia. Rochester è davvero disperato ma Jane non se la sente né di far finta di niente né di diventare la sua amante. Decide che la cosa migliore da fare sia andarsene da Thornfield e scappa. Ad un bivio, imbocca una strada che non aveva mai preso. Dopo un paio di giorni di intenso cammino e niente cibo, Jane chiede ospitalità ad una casa. Senza saperlo è la casa dei cugini (St. John, Mary e Diana), a cui lei però si presenta con un altro cognome, ma si farà smascherare quando fa un ritratto di una ricca ragazza del luogo e lo firma inconsciamente col suo vero nome. E St. John le dice che l'hanno cercata per dirle che lo zio John è morto e voleva lasciare a lei i suoi averi. Jane si trova quindi ad avere un patrimonio di ventimila sterline, che decide di dividere in parti uguali coi 3 cugini.
Nel frattempo St. John inizia a farle una corte serrata, che sembra un po' una minaccia, dicendo che la vuole portare con sé in missione in India ma che deve andarci come sua moglie. Jane non ne vuole sapere di sposarsi, men che meno con uno che non ama e che non la ama. Ma lui la tormenta. Una sera, mentre le sue convinzioni cominciano a vacillare, Jane sente una voce a lei nota che la chiama. E decide che prima di prendere qualsiasi decisione deve sapere cosa ne è stato di Rochester, che non è mai uscito dai suoi pensieri. 
Trova la dimora di Thornfield palesemente in rovina. Dall'oste della locanda, Jane scopre che un incendio ha devastato la casa, che Rochester era dentro per aiutare i domestici a venir fuori. La moglie pazza era sul tetto e lui era salito per farla scendere. Lei con un grido era saltata giù, morendo. Rochester si era salvato, ma aveva perso la vista e una mano gli era stata amputata. Ora viveva col vecchio John e la moglie a Ferndean. Jane si reca immediatamente a Ferndean dove per fargli una sorpresa si spaccia per la cameriera che gli porta dell'acqua. Ma lui la riconosce. Lei gli racconta quello che è stata la sua vita in quegli anni e gli dice che vuole rimanere lì con lui.
“signor Rochester, se nella vita ho compiuto una buona azione, ho avuto un pensiero buono, ho pronunciato una preghiera sincera, ho sentito un desiderio retto, in questo momento ho il mio premio. Essere sua moglie è per me raggiungere la più grande felicità”

Un classico dei classici che ancora non avevo letto.
Mi è molto difficile sintetizzare un libro del genere, pieno di avvenimenti. Certo potrei liquidarlo con poche parole, ma dal momento che (come altri classici), la trama è ormai nota a molti, molti film ne sono stati tratti, immagino di non svelare in realtà nessun segreto.
Mi è piaciuto tantissimo. Avventuroso, scorrevole, a lieto fine. Ovviamente mi sono affezionata a Jane, e non avrei sopportato che finalmente la vita non le desse ciò che le aveva tolto da bambina, circondata da personaggi stronzi (non saprei trovare un altro termine per indicarli..) che hanno la loro punizione. 
Jane non è la classica bellezza, anzi è bruttina, ma ha una intelligenza sopraffina. Jane è un personaggio con grande forza, nonostante le prove che deve superare, non si arrende mai.
Mio voto: 9 / 10

L'isola - Sàndor Màrai


 
Un gruppo eterogeneo di turisti è ospite dell'hotel Argentina, sul mare della Croazia, a Ragusa (Dubrovnik). Sembra si stiano divertendo. Tutti, tranne Victor Henrik Askenasi, proveniente da Parigi e diretto in Grecia per una pausa di riflessione. Askenasi era un professore, che ha lasciato la moglie e il lavoro per seguire una ballerina russa, Eliz. (con tutti gli amici che lo rimproverano di aver lasciato la moglie per seguire questa passione).
A poco a poco, Askenasi si accorge che Eliz, per quanto lo fa stare bene, non è la risposta alla domanda che lo tormenta da tempo, ma è solo una parte del viaggio.
Mentre si trova sulla nave, decide quindi di fare una deviazione dal percorso originario e fermarsi a Ragusa, dove sente di avere un appuntamento col destino.
Qui, in un pomeriggio di maggio eccezionalmente caldo, decide di andare a bussare alla porta della sconosciuta che gli ha rivolto uno sguardo provocante chiedendo la chiave della sua stanza a voce troppo alta. Askenasi sente che la risposta è vicina, che è infine arrivato il momento di oltrepassare quel limite al di là del quale c'è l'oscurità del crimine.
In quella stanza resta poco, poi se ne va in giro per il paese e si stupisce di quanto sia bello il mondo. Adesso sta bene, adesso non dovrà più viaggiare, adesso deve solo vivere.
Nel tardo pomeriggio poi prende a noleggio una piccola barca e si dirige verso un'isoletta. Qui si spoglia nudo e inizia una delirante riflessione sulle donne e la solitudine.

Io e Marai non ci troviamo. Evidentemente non siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ho fatto molta fatica a seguire il filo del discorso, perchè salta un po' di palo in frasca.
Comincia raccontando di questa comitiva di persone, di cui Askenasi non fa parte, poi devia sul protagonista. Una serie di flashback sulla vita di Askenasi, la moglie, la ballerina Eliz che lo "conquista" con un "venez", gli amici che gli consigliano una pausa di riflessione in Grecia. Dove lui non arriva, perchè, incredibilmente (per quello che è il suo modo di fare) decide di fermarsi a Ragusa. E dove si conclude definitivamente il suo viaggio.
Ho fatto troppa fatica a star dietro a questo libro. Forse merita di più ma non riesco ad apprezzarlo.
Mio voto: 5 / 10

Venivamo tutte per mare - Julie Otsuka


 
Il racconto delle “spose in fotografia” giapponesi, ragazze dai 14 anni in su che si trasferiscono in America per andare in sposa ad immigrati giapponesi. Donne di città e di campagna, che viaggiano in mare e sognano i loro mariti, quegli uomini che in fotografia sono così belli e giovani.
Donne che sono state preparate ad essere brave mogli, sanno lavare, pulire, servire il tè, sanno “essere presenti senza rivelare la propria esistenza”. Sognano la vita che i loro mariti hanno raccontato loro nelle lettere che hanno scritto, dove parlano di case con giardini, di essere il presidente di una importante ditta, di essere imprenditori.
Ma l'arrivo in America rivela una realtà ben diversa. Le foto sono di vent'anni prima, e le case con giardino non esistono. La prima notte di nozze viene consumata in fretta.
Si trovano a lavorare nei campi, vivendo in una tenda o addirittura sotto le stelle. “perchè se i nostri mariti ci avessero detto la verità nelle loro lettere, non saremmo mai venute in America a fare i lavori che nessun amercano rispettabile voleva fare”
La realtà è quindi ben lontana da quello che avevano sognato queste ragazze. Ma tornare a casa è impossibile perchè creerebbe onta alla famiglia. “A Japantown ci sentivamo al sicuro fra noi. Imparammo a vivere tenendoci a distanza da loro, ed evitandoli il più possibile”
I figli vengono educati con le tradizioni giapponesi, ma ben presto, crescendo, cominciano a seguire la cultura americana. E si vergognano anche un po' della sciattezza di alcune madri, degli abiti logori, dei visi rugosi e cotti dal sole.
Finchè arriva la guerra. E i giapponesi iniziano ad essere visti tutti come nemici, come traditori.
Alcuni giapponesi cominciano a sparire nel nulla. E' il periodo in cui le donne si sentono più vicine ai mariti, aspettando con ansia il loro ritorno dal lavoro. Finchè tutti i giapponesi vengono portati via, con una targhetta di identificazione al collo.
E gli americani loro vicini si accorgono di quanto alla fine gli manchino. Persone sempre così educate e cortesi. Si occupano degli animali che hanno dovuto abbandonare. E i figli continuano a chiedere dove sono, rispondono male perchè non hanno risposte, sono ansiosi. Il governo dice solo che tutti i giapponesi sono stati portati in un posto sicuro.
“Sappiamo solo che i giapponesi sono da qualche parte là fuori, in un posto o nell'altro, e probabilmente non li incontreremo mai più in questo mondo”

Non sapevo nulla delle spose per corrispondenza giapponesi, anche se era un'usanza che capitava anche qui in Italia (ho un cugino di mia madre che ha trovato moglie in questo modo). Meno ancora sapevo dei "campi di concentramento" giapponesi, che parlando col mio gruppo di lettura ho scoperto essere un argomento di cui i giapponesi non parlano volentieri e che ogni traccia di queste strutture è stata cancellata. 
Il libro all'inizio è intrigante. Non parla di una ragazza in particolare, ma parla della storia di tutte. Desideri, speranze, sogni. E poi disillusione, sogni infranti, fatica. "Una faceva questo, una faceva quello, una faceva l'altro ancora". Uno stile narrativo interessante. Senonchè alla lunga diventa un po' ripetitivo. Diventa un noi unico quando scoppia la guerra (tutto il libro con lo stile precedente sarebbe diventato terribilmente palloso..).
Il racconto è scorrevole, racconta avvenimenti tristi con molta delicatezza. Tanti spunti di riflessione per un romanzo piacevole.
Mio voto: 7 / 10




Quando l'amore non finisce - Charlotte Link


 
Baviera 1619. Margaretha von Ragnitz ha 15 anni, è bella e di famiglia molto in vista. Ha due sorelle, una maggiore Adelheid di 21 anni, bruttina, sposata con un uomo opportunista, meschino ed ipocrita ed è diventata una donna amareggiata che sforna un figlio dopo l'altro. Bernada, di 10 anni, è caduta da una balconata ed ora è su una sedia a rotelle, totalmente dipendente dagli altri. Per cui Regina e Wilhelm von Ragnitz ripongono molte speranze proprio su un buon matrimonio per Margaretha. Senonchè, Margaretha si invaghisce di Richard, un nobile protestante, e infischiandosene della diversa religione, scappa dal convento in cui studia per seguire lui.
Ma la famiglia di Richard non accetta che lui possa sposare una cattolica, minacciano di diseredarlo e lui non ha il coraggio di mettersi contro la sua famiglia. “Margaretha, io ti amo! Ti amo tantissimo, ma non posso sacrificare il bene della mia famiglia per te, non posso farlo”.
A Margaretha viene concesso di rimanere a vivere al castello (sola coi domestici), finchè è costretta a scappare perchè i boschi dei dintorni pullulano di nemici. Nel bosco, dove trova riposo perchè esausta, Margaretha incontra Maurice, conte di Lavany, molto cordiale, che la scorta fino a Praga, dove viene accolta da Luzia, amica della sorella di Richard, Sophia. Intanto infuria la guerra e l'esercito boemo è sconfitto. In boemia viene instaurata una legge marziale. Tutti i ribelli protestanti che si erano dati più da fare durante la rivolta vengono fatti prigionieri in attesa di essere giustiziati. Tra loro anche Richard e il marito di Sophia. Theresia, la futura moglie di Richard, va a fare visita a Margaretha, implorandola di intercedere presso in conte di Lavany. Richard è quindi l'unico dei ribelli che viene graziato.
Qualche mese dopo, Maurice chiede a Margaretha di sposarlo, nonostante abbia trent'anni più della ragazza. Margaretha decide di accettare. Le sembra la via migliore per uscire dalla sua situazione. Avrebbe sposato un uomo importante, che godeva dei favori dell'imperatore, ricco e nobile. Forse così sarebbe potuta tornare a testa alta in baviera dalla sua famiglia.

E questa è la trama di circa mezzo romanzo, lunghissimo, e per fortuna scorrevole. Sullo sfondo, la guerra dei trent'anni, tra cattolici e protestanti, che almeno per me era un argomento abbastanza nuovo. Dicevo, il romanzo si legge bene, i protagonisti son ben delineati e sono piuttosto piacevoli anche alcuni dei personaggi secondari (tipo Luzia e Sophia). La vicenda è lunga ma si segue bene. 
Margaretha è un personaggio che alterna gesti molto teneri (tipo quando adotta la gattina abbandonata, o quando difende la ragazza accusata di stregoneria) a gesti di un egoismo notevole (ti aspettavi davvero che Sophia ti volesse ancora parlare dopo che hai condannato a morte suo marito??). Addirittura chiede a Maurice se non potrebbe fingere, davanti ai genitori di lei, di essere lui l'uomo per cui è scappata dal convento e lui si rifiuta. “non ti rendi conto che così ti dipingeresti come piccolo angelo e faresti apparire me come un avventuriero senza scrupoli?”. E c'ha anche ragione poveretto. Ma lei cosa pensa? “non avrebbe mai pensato che Maurice potesse essere così crudele e spietato. Finora era sempre riuscita a ottenere tutto ciò che voleva da lui”. Un po' presuntuosa no?
Richard a me sinceramente è apparso molto vigliacco. Le chiede di seguirlo in una vita non sua, poi però quando i genitori minacciano di togliergli i viveri la abbandona; lui sposa un'altra e quando questa muore, rimprovera Margaretha di aver sposato Maurice e che se non l'avesse fatto ora potrebbero sposarsi anzichè essere amanti. Ma da che pulpito eh??
E poi Maurice, che ha trent'anni più di Margaretha, ed è sinceramente affezionato a lei. Ma non è stupido, aveva capito subito che era scappata dal convento per seguire un uomo. E aveva anche capito chi era quell'uomo. 
Alla fine, Margaretha si accorgerà che Maurice è l'unico uomo che non l'ha mai presa in giro. Ovviamente, quando sarà troppo tardi. E i ricordi su Richard prendono un'altra piega: “se non fosse stato per lui non avrei conosciuto Maurice. Di questo devo ringraziare Richard Von Tscharnini".
Mah, secondo me il titolo "quando l'amore non finisce" ci sta poco.  
Mio voto: 6 e mezzo / 10



La signora in bianco


 
Wilkie Collins, scrittore inglese dell'ottocento, amico e collaboratore di Dickens, è considerato uno dei padri della narrativa del mistero. 
La donna in bianco, a mio parere, è davvero un bel libro in cui si intrecciano mistero, romanticismo e colpi di scena.
Walter, giovane maestro di disegno, per il tramite del professor Pesca, un bizzarro e ciarliero amico di famiglia di origini italiane, trova lavoro come insegnante di disegno presso Limmeridge House. Le sue allieve sono due legatissime sorellastre, Marian con un carattere molto forte e combattivo, e Laura, fragile e remissiva. Caratteri opposti che si manifestano anche nei loro aspetti esteriori: Laura, bionda e aggraziata, Marian con un bella figura ma un viso non altrettanto piacevole nè delicato.
Come nei migliori romanzi classici, Walter e Laura si innamorano. Ma Laura è già promessa ad un signorotto locale, Sir Percival Glyde, il quale, pur venendo a scoprire da Laura stessa che lei ama un altro, rimane affascinato dalla sua dolcezza e genuinità che decide comunque di sposarla, accettando di avere al suo fianco una moglie devota ma che non lo ama. Sir Percival infatti, vede in Laura e soprattutto nel suo capitale, il modo per trarsi fuori da alcuni guai finanziari nei quali è incappato. Ma su Laura veglia la sempre fedele Marian, che sta anche cercando di capire chi sia la misteriosa donna vestita di bianco che Walter ha incontrato la sera prima di prendere servizio e che assomiglia incredibilmente a Laura. 
Si intrecciano così le vicende di Laura, Marian, Sir Percival uomo molto iracondo e spalleggiato dal suo amico, il conte italiano Fosco, di grande carisma, che si dimostra un abile stratega nel condurre tutta la vicenda per trarne il proprio profitto finanziario.

Non svelo altro perchè la vicenda ha diversi colpi di scena e vanno letti.
Il romanzo è scritto in uno stile epistolare. Comincia il racconto Walter, poi si alternano alcuni personaggi informati di parte dei fatti, come se stessero deponendo in una specie di tribunale.
E' un romanzo che a suo tempo fu pubblicato "a puntate" e alla fine risulta piuttosto corposo (500 pagine..), ma è abbastanza scorrevole e si fa leggere bene. Forse un po' nel finale, quando viene dipanata la matassa, va letto con un po' di attenzione perchè sono molti i personaggi coinvolti e anche il linguaggio "datato" non è di troppo aiuto. Per il resto è una lettura molto piacevole.
Mio voto: 8/10.

mercoledì 5 marzo 2014

Ho il tuo numero - Sophie Kinsella



Poppy Wyatt, fisioterapista in procinto di sposarsi, sta festeggiando il suo addio nubilato con le amiche all'hotel, mostrando loro l'anello di fidanzamento che le ha regalato Magnus. Improvvisamente suona l'allarme antincendio e nell'hotel si scatena il caos. D'un tratto, Poppy si rende conto di non avere più il suo anello e nessuna delle amiche pare averlo visto. Una tragedia, perchè l'anello appartiene alla famiglia Tavish da tre generazioni.
Poppy si lancia alla frenetica ricerca dell'anello in tutti i locali dell'hotel. Poi esce per vedere se il cellulare ha campo e un tizio in bicicletta le scippa il cellulare. E mentre Poppy, in preda all'angoscia, gira in tondo nell'attesa che arrivi la polizia, scorge qualcosa nel cestino dei rifiuti...proprio lì, un cellulare.
Poppy decide che quel cellulare diventa suo, anche se in realtà appartiene ad una impiegata (Violet) della White Globe Consulting. E fin da subito si trova invischiata in vicende aziendali. Poppy supplica Sam, il capo di Violet, di lasciarle il cellulare, perchè ha dato quel numero a tutto il personale dell'albergo nel caso in cui trovassero il suo anello. Sam non crede alle sue orecchie, ma alla fine cede, con l'ordine a Poppy di girargli tutti i messaggi che riguardano lui.
Poppy però si fa prendere la mano e comincia non solo ad inoltrare le mail a Sam, ma anche a rispondere a quelle che crede meritino una risposta. A modo suo.
Comincia così la storia di Poppy, che si ritrova invischiata in un complicato complotto aziendale, mentre deve tener testa alla nevrotica wedding planner e agli ostili genitori del suo fidanzato.
Il romanzo è divertente. Chiaramente il finale è scontato. Quello che non mi convince è lo svolgimento (o meglio la soluzione) del complotto aziendale, che in effetti è un po' contorto. Le storie della Kinsella sono sempre molto ironiche, anche qui Poppy si trova in mezzo a situazioni bizzarre (quasi irreali) da cui riesce sempre a venirne brillantemente fuori. 
Mio voto: 7 / 10

Lupo mannaro - Carlo Lucarelli

 
Lupo mannaro è una storia poliziesca che vede antagonisti un serial killer, l'Ingegner Velasco, e il commissario Romeo. Ovviamente due personalità totalmente differenti. Rispettabile dirigente aziendale, buon padre di famiglia l'Ingegner Velasco. Nevrotico, con un matrimonio in frantumi e una malattia rarissima il commissario Romeo.
Una ragazza di 21 anni, prostituta occasionale e drogata, viene trovata morta. Sul suo corpo alcuni segni di colluttazione e dei lividi lasciati da qualcuno che l'ha morsa alle gambe. Troppe coincidenze con altri due casi capitati di recente. Questo è ciò che fa mettere in movimento il commissario Romeo, deciso a scoprire chi sia questo fantomatico serial killer a cui viene attribuito il soprannome di Lupo mannaro. Il colpevole, in realtà, viene subito scoperto grazie alle indicazioni di un immigrato clandestino che ha visto la targa della macchina su cui è salita la ragazza, ma la cui deposizione sparisce misteriosamente mentre lui stesso viene espulso dall'Italia. Ripartono quindi da zero le indagini, con un colpevole che, a tu per tu con il commissario, si “autoproclama” tale, e il commissario che deve coglierlo sul fatto per poterlo incriminare.
“dal 1987 ad oggi ne ho uccise ventitre e non mi ha ancora preso nessuno. Io sono qua e lei è là. Io mando avanti un'azienda leader con grande efficienza e lei accumula nevrosi su nevrosi. Io vinco e lei perde”.
Romeo, coadiuvato dai suoi assistenti, tra cui Grazia Negro, si mettono quindi a riesumare tutti i casi di prostitute ventenni uccise con lo stesso modus operandi lungo la via Emilia, in tutto 22 casi irrisolti.   
Però nel racconto di Velasco qualcosa non torna. Il Lupo mannaro, forse, non ha senso di colpa, ma ha commesso un passo falso. La prima ragazza uccisa che hanno trovato risale al 1989. Dov'è quindi questa ragazza che lui sostiene di aver ucciso nel 1987? E chi era?
 
Dunque. Ho letto questo libro dopo aver letto "Almost blue", quindi ho invertito l'ordine dei romanzi in cui compare Grazia Negro, qui al suo esordio.
Al di là di questo, anche questo giallo/noir di Lucarelli non mi ha fatto impazzire. Carino, niente di più. In effetti, una volta tanto abbiamo un colpevole che uccide per il gusto di farlo, senza sensi di colpa, ed il solito poliziotto fuori di testa che deve scoprire come il suo colpevole ha agito, però non ce la fa. Breve ma inquietante.
Non ho per niente capito il finale. L'impressione è che Grazia si sia travestita da prostituta e abbia adescato Velasco, ma lascia tutto in sospeso.
La prima cosa invece che ho pensato chiudendo il libro è stato: Ma Grazia Negro deve per forza trombarsi qualcuno in ogni libro?
Mio voto: 6 e mezzo.
 

Almost blue - Carlo Lucarelli


 
“Per questo mi piace almost blue. Perchè è una canzone che si canta a occhi chiusi”
Simone è cieco dalla nascita. Passa le giornate ascoltando le voci della città con uno scanner. Ascolta le chiamate alla centrale di polizia, i cellulari, le chat. In sottofondo "Almost blue" suonato da Chat Baker.
L'iguana” è un serial killer, un ragazzo che copre il rumore di campane che sente nella testa tenendo costantemente addosso delle cuffie musicali, e dopo aver ucciso si reincarna nel morto.
L'ispettore Grazia Negro, alle prese con lancinanti dolori mestruali, comincia ad investigare su alcuni casi di omicidi a carico di ignoti e si accorge che ad ogni omicidio era presente la vittima dell'omicidio precedente. Come è possibile? Grazia ha bisogno dell'intuito di Simone per ritrovare quella voce che lui ha definito “verde”. Prima che l'iguana, una volta capito di essere braccato, trovi loro... 
 
Ho letto questo libro perchè un paio di persone mi hanno detto che era bellissimo. Mah. Non è l'impressione che ne ho avuto io. Sarà che in alcuni tratti è un po' contorto, sarà che il criminale è anche troppo feroce per i miei gusti, e che il suo modus operandi lo trovo un po' irreale, fatto sta che la trama era anche interessante, era intrigante la descrizione dei colori fatta dal ragazzo cieco, la musica in sottofondo era quasi palpabile, ma la troppa ferocia non mi ha fatto apprezzare troppo il libro. 
Non provo una particolare simpatia per la detective. Ho trovato bizzarra la descrizione su come posizionare un assorbente interno (forse perchè trovo strano che un uomo lo sappia così nei dettagli). Non capisco perchè fosse così interessante sapere che il commissario ha il ciclo o meno.
Boh. 
Mio voto: 6 e mezzo