giovedì 29 settembre 2016

Il muro invisibile - Harry Bernstein


Titolo originale: The invisible wall - 2006

Harry è un ragazzino di quattro anni, il più piccolo di cinque fratelli. Il padre, un ebreo immigrato dalla Polonia, lavora alle manifatture tessili, sperperando gran parte del suo salario al pub e sfogando sui figli la rabbia per una vita di stenti. La madre manda avanti la famiglia come può, ricorrendo a mille espedienti. La loro povera casa si allinea con altre simili su una strada di ciottoli di una cittadina industriale nel nord dell’Inghilterra. Una strada come tante, ma solo in apparenza, perché al suo centro scorre un muro invisibile: gli ebrei da una parte, i cristiani dall’altra. Due mondi con usanze, credenze, pregiudizi diversi si fronteggiano, quasi non fossero parte di un’unica realtà, quella della miseria. La Prima Guerra Mondiale incombe, e con essa eventi che cambieranno per sempre la vita della famiglia, e quella della strada. Ma solo l’amore contrastato di Lily, la sorella maggiore di Harry, per Arthur, un ragazzo cristiano, sarà in grado di aprire una crepa nel muro, lasciando filtrare un raggio di luce. (http://www.edizpiemme.it/)

Harry Bernstein ha scritto questo romanzo, che è il suo primo romanzo, all'età di 94 anni, rievocando la sua infanzia in una cittadina inglese dei primi del 900.
Tanto di cappello. Il romanzo è veramente bello, scritto con uno stile fluido, scorrevole, si legge piacevolmente. Sembra di ascoltare il racconto di un nonno, e le parole sembrano quelle di un bambino, semplici, piene di descrizioni senza diventare pesanti, piene di sentimenti.
Non posso commentare gli avvenimenti, nel senso che, trattandosi di una biografia, posso solo rattristarmi di fronte a una vita che non è stata per niente facile. Una vita di povertà estrema, dove una madre anche un po' ingenua, si arrabattava in ogni modo per dar da mangiare ai figli. Un padre poco presente (per fortuna) ma violento ed egoista, al punto da negare alla figlia Lily di poter studiare (con una borsa di studio) anzichè costringerla al lavoro in fabbrica su cui è costretto a chinare il capo ogni giorno lui. Un uomo che ha alle spalle un passato di cattiveria, è vero, abbandonato dalla famiglia quando era bambino, ma che nega anche ai propri figli la possibilità di un futuro migliore. Un uomo che sembra addolcirsi un attimo quando nasce il sesto figlio, ma che poi ritorna nella sua scontrosità.
E poi l'avvento della prima guerra mondiale, che chiama al fronte molti dei ragazzi della strada, a cui solo in pochi faranno ritorno. Freddy, mutilato di entrambe le gambe sul campo, che viene trattato come un sacco di patate, rimpallato tra la sorella e la madre della ragazza con cui ha avuto una relazione (e forse un figlio?), che decide di togliersi dai piedi suicidandosi. Una scena veramente triste. Un altro reduce della guerra è Arthur, il ragazzo amato da Lily, che fregandosene dei pregiudizi e dei muri ha il suo lieto fine con la ragazza amata. Raccapricciante, a mio parere, l'idea che se un'ebrea sposa un cristiano debba essere considerata morta.
I veri muri sono quelli che si creano nel cuore delle persone.
La vera protagonista del libro, alla fine, mi è sembrata la madre di Harry. Una donna che vive col sogno che i parenti del marito, emigrati in America, le spediscano i biglietti per andare a loro volta nella terra in cui credono di trovare fortuna. Una donna che vive di espedienti pur di dare un futuro ai figli, sottomessa al marito. Una donna che piange la figlia, morta per aver sposato un cristiano, e che ad un certo punto si rende conto che la figlia non è morta, ma ancora viva e può riabracciarla.
Intenso e commovente. Un libro che consiglio assolutamente. Spero appena possibile di leggere i due successivi libri, in cui prosegue la biografia.
Mio voto: 9 / 10

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