mercoledì 11 giugno 2014

Mare al mattino - Margaret Mazzantini


Farid non ha mai visto il mare. Abita in una delle ultime oasi del sahara. I suoi antenati erano beduini nomadi. Poi si erano fermati. Il padre, Omar, installa antenne delle tv.
Farid fa amicizia con una gazzella che, giorno dopo giorno, si avvicina fino a prendere il cibo dalle sue mani.
Finchè una mattina di primavera, le truppe lealiste iniziano a sparare sulla popolazione. Omar muore. La madre di Farid, Jamila, lo prende e si dirigono verso il mare, su un camion carico di altri profughi. Jamila ha poco più di vent'anni, suo figlio porta al collo un amuleto.
Tutti i soldi che hanno li danno ad uno scafista, che li stipa in una barca vecchia, imposta il gps, e poi quando la barca prende il largo lui scende e li abbandona al loro destino.

Sulla sponda Italiana, invece, troviamo Vito e la madre Angelina.
Angelina aveva vissuto in Libia, finchè tutti i coloni di origini italiane erano stati imbarcati e ricacciati in patria. Ma lei “pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto”.
Madre e figlio decidono di tornare in Libia, in gita. E tutto è ormai così diverso.  

Farid muore nel viaggio, Jamila continua a stringerlo, a cantare. Non vuole che gli altri se ne accorgano, ormai sono cattivi. I morti li buttano a mare. Tutto sommato lei è contenta di non essere morta prima di suo figlio per non averlo quindi abbandonato da solo su quel barcone.

La madre di Vito, da quando è tornata da Tripoli “ha cercato solo la gioia. S'è messa a cucinare, crostate di fichi, pasta al forno, a sistemare ciuffi di ginestre nei vasi. Vuole lasciargli de ricordi. La sensazione di una casa alle spalle dove tornare ad occhi chiusi, solo per respirare.”
Vito invece non sa cosa fare della sua vita. Vito passa ore sulla spiaggia a raccogliere ciò che il madre butta fuori. Fa un pannello con tutti questi ricordi; pensa che un giorno qualcuno li guarderà e troverà la traccia dei suoi antenati. La madre guarda il sacchetto di cuoio inchiodato al centro, sa che è un portafortuna, sa che le madri li mettono al collo dei bambini per scacciare gli occhi cattivi della morte.


Il libro è molto corto. La scrittura non mi è sembrata particolarmente fluida e anche la storia va seguita abbastanza con attenzione. Non si concentra molto sui personaggi, le loro vite sono quasi tratteggiate.
Questo libro l'abbiamo letto col gruppo di lettura e sono abbastanza d'accordo con quanto detto da una signora: sembra scritto di fretta, sull'onda dell'avvenimento. Sembra quasi la sceneggiatura di un film. Carino.
Mio voto: 6 / 10

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