venerdì 30 agosto 2013

Il pipistrello - Mary Roberts Rinehart




L'ispettore Fuller manda Hilda Adams, infermiera trentottenne che lui ha soprannominato Miss Pinkerton, ad occuparsi di Eliza Fairbanks, ricca signora convinta che qualcuno stia cercando di ucciderla spaventandola a morte. Infatti, dopo essersi trovata dell'arsenico nel caffè, alcuni mesi prima, la donna continua a trovarsi strani animaletti come pipistrelli e topi che le girano per la camera di notte. Camera che lei chiude a chiave dall'interno quando va a dormire.
All'inizio tutti i familiari pensano che sia pazza, finchè la donna davvero non cattura un pipistrello.
Hilda diventa allora la guardiana della porta della signora Fairbanks. Ma dopo una notte movimentata, Eliza Fairbanks viene comunque trovata uccisa, pugnalata al cuore.
Come può essere successo, dal momento che la camera era praticamente una fortezza inespugnabile? Solo Hilda, col suo intuito riuscirà a capire chi è stato.

Carino. Un po' contorto però. Uno di quei gialli in cui non c'è nessun motivo che scagioni qualcuno e nessun motivo che ne accusi qualcun altro. A meno di star dentro alla testa di Hilda Adams.
Non ero arrivata alla soluzione, e anche quando la svela lo fa in un modo un po' confuso, secondo me.
Miss Pinkerton è un personaggio che mi sta simpatico, e magari finirò per leggere qualcos'altro su di lei; ho letto che esiste una serie di libri dedicata a questa infermiera-investigatrice che riesce a farsi fare confidenze mentre lavora a maglia.
Però questo libro non mi ha fatto impazzire. E soprattutto non mi ha fatto impazzire lo stile narrativo; sembra che descriva la scena nel presente, mentre viene vissuta, poi in altri punti sembra invece che la racconti al passato; infine, non mi sono piaciuti molto i momenti in cui scriveva “eh si accorgerà che a questa cosa doveva fare più attenzione” e così via.
Scorrevole ma non esaltante.
Mio voto: 6/10

lunedì 26 agosto 2013

Un inverno con Baudelaire - Harold Cobert




attenzione, contiene rivelazioni sulla trama!
"Prendimi con te, e delle nostre due miserie faremo forse una sorta di felicità!"

Philippe, impiegato delle vendite con contratto a tempo determinato, viene buttato fuori di casa dalla moglie che non lo sopporta più. Perde il lavoro perchè non trova la concentrazione per fare vendite e litiga col capoufficio. Si ritrova solo, disperato perchè gli manca Claire, la figlia.
All'inizio Philippe cerca di mantenere un'apparenza decorosa, nonostante sia costretto a dormire in albergo e lavarsi nei bagni pubblici. Ma la situazione precipita quando si trova senza soldi, senza valigia perchè non l'ha recuperata in tempo al deposito, e senza l'aiuto degli amici che non vogliono schierarsi né con lui né con Sandrine (la ex moglie). Philippe si trova allora a dormire per strada, a frugare nei cassonetti alla ricerca di cibo, a defecare negli angoli di Parigi. Finchè un giorno, un cane vagabondo come lui, lo “adotta” e comincia prima a seguirlo, poi a condurlo verso una nuova vita. Sarà proprio Baudelaire, il cane, che farà conoscere a Philippe le persone che lo aiuteranno a riprendersi in mano la vita: Bébère, proprietario di un negozio di kebab, la sua bisbetica moglie Fatima, un venditore ambulante di crepes e una ricca signora che gli affitterà una stanza. E aggiungerei anche, i buoni consigli di avvocato, assistente sociale e veterinario che sono presenti gratuitamente sulla nave-centro di accoglienza Fleuron.


Lacrime, lacrime, lacrime per questo romanzo che sembra quasi una favola, a metà tra la tristezza e la speranza. Le ultime pagine le ho lette tutte piangendo e cercando di non farmi vedere dai vicini di ombrellone. A parte il fatto che avrei voluto che la storia finisse diversamente, il libro è molto bello.
Non è il primo libro francese che leggo e in tutti è molto presente il fenomeno dei senzatetto. Molti non avranno la fortuna che ha avuto Philippe, lo so. Ma la storia raccontata mi ha davvero lasciato un segno nel cuore.

Mio voto: 9/10.

La donna del Père-Lachaise - Claude Izner




Parigi, 1890. Victor Ligris, vede comparire nella sua libreria Denise, la domestica della sua ex amante Odette de Valois, che dopo essere stata a trovare il marito al cimitero è scomparsa. Victor dapprima pensa che sia scappata con un altro uomo, poi quando scompare anche Denise, comincia davvero a temere per la sorte della sua ex amata. Da qualche tempo Odette aveva un profondo interesse per lo spiritismo, ultima moda dei salotti parigini, ma Victor è convinto che dietro a quelle sparizioni ci sia un motivo più realistico. Si lancia allora in una vera e propria indagine per le strade di Parigi, tallonato di nascosto dal suo aiutante Joseph, che lui cerca di tenere all'oscuro di tutto, e da un misterioso studente in divisa scolastica...


Tanto mi ispirava questo libro che quando ho fatto l'inventario dei libri che ho in casa, mi sono accorta di averlo comprato due volte!! Ma la lettura non è stata così entusiasmante.
La storia è carina, ma lo svolgimento è un po' “a salti” e ci si mette un pochino per seguire il discorso in alcuni punti. Ammetto che avevo capito chi era l'assassino, ma non avevo capito completamente le motivazioni ed il modus operandi (si dice così???).
Victor è un libraio che non riesce a stare in libreria più di dieci minuti e si getta in questa seconda investigazione nonostante la donna che frequenta lo scoraggi e lo minacci di lasciar stare. Ma senza risultato ovviamente. Ottimi risultati invece riesce a scoprire di nascosto Joseph, l'aiutante della libreria che ad un certo punto si finge malato perchè è stanco che il capo esca sempre e lasci tutto sulle sue spalle tenendolo invece all'oscuro delle ricerche. Joseph scopre un bel pezzo della storia che Victor non riesce a scoprire e gli sarà di grande aiuto nel momento del bisogno.
Senza infamia e senza lode insomma. Ci sono gialli molto più coinvolgenti; in ciò difetta un po' questo libro.


Mio voto: 6 e mezzo/10.

domenica 25 agosto 2013

Mors tua - Danila Comastri Montanari

 
 
Roma, anno 42 dopo Cristo. Publio Aurelio Stazio è di ottimo umore mentre si reca a casa della sua ultima conquista, Corinna, una giovane donna (e cortigiana) conosciuta la mattina. Ma quando arriva a casa sua trova una brutta sorpresa: Corinna giace morta nel suo letto. Chi può aver ucciso Corinna? La sorella di Corinna, Clelia, fanatica cristiana con cui non andava d'accordo? O forse l'ex fidanzato Ennio? O Marco Furio Rufo, importante senatore romano? O sua figlia Marzia? O il dissoluto marito di lei, Quintilio? O il fratello di Marzia, Gaio? O l'affascinantissima Lollia?
Aurelio Stazio comincia allora ad investigare con l'aiuto degli amici Servilio, di sua moglie Pomponia e del suo servo greco Castore.

L'idea del giallo ambientato nell'antica Roma è piuttosto carina ed originale. Tuttavia sembra molto di ascoltare una lezione di storia spiegata da una professoressa con “parole sue”. Ho letto questo libro perchè ero curiosa e mi è stato prestato dal mio fidanzato che ha avuto la Comastri Montanari come insegnante di italiano. Lo svolgimento non mi ha fatto impazzire però. È un po contorto, con molti termini che chiaramente sono conosciuti da uno studioso di storia ma che per un ignorante come me lasciano solo dubbi e poca voglia di aprire un vocabolario.
Il personaggio di Publio Aurelio Stazio è anche abbastanza simpatico. Piuttosto divertenti sono gli scambi di battute tra lui ed il suo servo greco Castore.
Mi pare di capire che questo sia il primo libro della serie. Probabilmente in futuro ne leggerò altri per vedere se lo stile avvince un po' di più.

 
Mio voto: 6/10
 

mercoledì 14 agosto 2013

W o il ricordo d'infanzia - Georges Perec

 
 
“Non sono l'eroe della mia storia. E a essere precisi neppure il cantore. Anche se gli avvenimenti cui ho assistito hanno sconvolto il corso, fino ad allora di scarso interesse, della mia esistenza, anche se continuano ad influenzare pesantemente il mio comportamento, il mio modo di vedere”

In questo libro si intrecciano due storie. La prima è un'autobiografia di Perec, orfano di padre a quattro anni (il padre è morto per una pallottola vagante) e di madre a sei (deportata ad Auschwitz); sballottato tra collegi durante la guerra e poi adottato dagli zii. Scritto sul filo di una memoria che manca, che ha tante lacune, che lui cerca di colmare affidandosi ad alcune foto per ricordare momenti della sua infanzia privi di connessione. “Quel periodo si distingue soprattutto per l'assenza di punti di riferimento: i ricordi sono frammenti di vita sottratti al vuoto”.
La seconda storia è un racconto inventato dallo stesso bambino a dodici anni, dove racconta di un'isolotto della Terra del Fuoco in cui la vita è totalmente dedita allo sport, inteso come competizione, dove la gente è sottoposta a privazioni e soprusi in nome dell'esasperazione della vittoria, comunque sempre in mano a decisioni anche arbitrarie dei giudici di gara.
“Ho dimenticato le ragioni che, all'età di dodici anni, mi hanno spinto a scegliere la Terra del Fuoco per impiantarci W; a dare un'estrema risonanza al mio fantasma ci hanno pensato i fascisti di Pinochet: oggi, parecchi isolotti della Terra del Fuoco sono campi di deportazione”.

È un libro complesso. Le due storie sembrano scorrere parallele senza capire da cosa sono legate. Quella ambientata a W è anche decisamente noiosa in alcuni tratti; è terribilmente contorto seguire la spiegazione delle regole delle varie gare sportive, al punto che le leggevo abbastanza frettolosamente. L'accostamento ai campi di concentramento viene abbastanza naturale con lo scorrere della lettura, soprattutto quando la storia di questa isola dedita allo sport vira introducendo il fatto che, nonostante le vittorie, i giudici di gara potessero arbitrariamente cambiare le sorti e che gli atleti venivano tenuti praticamente alla fame. Insomma, la metafora si capisce bene. Resta il fatto che ho chiuso il libro senza averci capito molto e per questo rimango molto perplessa, soprattutto quando entra in scena Otto Apfelstahl.
Non so quindi che voto dare ad un libro simile... appena l'ho chiuso gli avrei dato un 4, ma ripensandoci credo gli darò la sufficienza, quantomeno per la sua particolarità che probabilmente, per mia colpa, non riesco a capire fino in fondo.
Mio voto: 6/10.