lunedì 11 giugno 2012

Per legge superiore - Giorgio Fontana




Un magistrato ed un dubbio enorme: è forse innocente l'uomo che sta per essere processato in appello?
Roberto Doni ha 65 anni, è un sostituto procuratore di Milano, integerrimo, fissato con l'idea di scrivere il suo testamento, non tanto per distribuire i suoi beni, quanto per far capire agli altri ciò che pensa e su che basi ha condotto la sua vita. Un magistrato che vive completamente fuori dalla realtà, dalla vita di città, che fa del palazzo di giustizia, traballante per esser stato costruito sulla sabbia e tenuto insieme da chiodi, una sua seconda casa.
Il suo motto: "eccezioni sempre, errori mai". Sullo sfondo, una Milano molto presente, molto protagonista anch'essa del romanzo.
Una vita tranquilla, "normale", un po' abitudinaria, una moglie di cui è ancora innamorato e una figlia con cui ha rapporti conflittuali e che vive all'estero.
Finchè un giorno viene contattato da una giornalista freelance che insinua in lui il dubbio che Khaled Ghezal, di cui ricorre il processo in appello a breve, sia totalmente innocente perchè addirittura non presente sul luogo del crimine. E questo magistrato si lascia trasportare nella vita di via Padova, scoprendo una Milano interrazziale su cui non si è mai dilungato molto a riflettere. Un contatto con la realtà che lo porta a mettere in dubbio non solo la sua carriera ma addirittura il suo futuro familiare.

La trama del romanzo è accattivante. La storia ha alcuni tratti abbastanza inverosimili ma è scorrevole, si lascia leggere volentieri. La scrittura è curata, piacevole, fluida. Il paragone con Sciascia lo trovo però decisamente eccessivo. Il romanzo ha dei begli spunti, sia per quanto riguarda la storia, sia per quanto riguarda la psicologia del personaggio, ma mi dà l'idea di rimanere sempre abbastanza superficiale ad entrambe le cose. Sembra sempre voler creare un pathos che alla fine non riesce a creare. Anche i dubbi che attanagliano il protagonista sono trattati un po' "all'acqua di rose" e in più di una occasione ho avuto la sensazione che si senta molto la differenza di età tra l'autore e il personaggio a cui vuole dare vita, credo che un trentenne faccia fatica ad immedesimarsi in un uomo che ha il doppio dei suoi anni e che inizia a tirare un bilancio della sua esistenza.
Una giornalista spuntata dal nulla, che "non si fida" dell'avvocato difensore così va a contattare direttamente il magistrato dell'accusa, che si lascia trascinare sulle strade di quartiere forse più per voglia di avventura che per reale interesse al caso, al punto che anche lui si rende conto che tutto ciò che mette in discussione lo fa sulla base di ipotesi e non di veri e propri fatti. Khaled è un uomo buono. Questo è tutto ciò che dicono le persone con cui parla. E noi questo lo crediamo anche. Ma anche l'unica persona che potrebbe davvero scagionare Khaled non va oltre il "era con me". Salvo essere ucciso forse dai reali colpevoli e a questo magari poteva essere dato un po' più di risalto.
Nel complesso un romanzo piacevole. Ma l'impressione che mi rimane è che gli manchi qualcosa per diventare bellissimo.
Mio voto: 7/10